La Coerenza educativa, uno strumento pedagogico che fa la differenza

La Coerenza educativa, uno strumento pedagogico che fa la differenza

Nella mia esperienza lavorativa come psicologa all’interno del Centro diurno del Centro Capta, mi sono accorta di un aspetto educativo che fa realmente la differenza nel lavoro con i ragazzi: lacoerenza tra educatori. Tale aspettointeressa in primis i genitori ma deve essere allargato a tutti gli agenti educanti che ruotano intorno ai ragazzi. Per questo spesso impegniamo gran parte del nostro tempo a trovare strategie comuni sia tra noi educatori del centro sia con gli educatori esterni (genitori, insegnanti, ecc), aiutando i genitori stessi a ritrovare linee comuni tra loro, perché non esistono soluzioni universali alle difficoltà ma solo domande che possono generare strumenti più o meno utili per ognuno di noi.

I messaggi incoerenti ad esempio rispetto alle richieste dei bambini producono in loro incertezza, confusione e insoddisfazione. Il bambino diventa teso perché non sa se le proprie speranze verranno frustrate o soddisfatte. Per questo i ragazzi preferiscono gli esiti certi, anche se non sono quelli desiderati, rispetto alle montagne russe di speranza e delusione.

Nonostante ciò il bambino che è immerso in messaggi incoerenti sarà portato ad adattarsi alla situazione ricercando il “meglio” per sé, cioè l’ottenere ciò che vuole chiedendo di volta in volta a un genitore o all’altro, in base alle risposte avute nel tempo: i figli trovano in fretta la strategia per ottenere i Sì e mostrare il loro potere nei confronti dei genitori.

In molte coppie si crea una sorta di competizione reciproca: chi è più amorevole, chi è più autorevole, chi si fa ascoltare di più e chi di meno, chi raccoglie più intimità e chi no, chi riesce a farli studiare e chi proprio no. Una gara sotto tutti i punti di vista. Il problema è, come dice il pedagogista Daniele Novara, che l’esito è uno solo: “i figli giocano con i genitori, imparano a coglierne temi caldi e debolezze e per questo, a volte, sembrerebbe che siano loro a creare i conflitti fra padre e madre, ma i bambini non hanno interesse nel far litigare i genitori, il loro interesse è avere degli adulti che condividono la loro educazione. I figli non incrementano il livello di conflittualità ma lasciano emergere le debolezze materne e paterne”.

 Il punto centrale risulta quindi la ricerca di accordo tra gli adulti. Per promuovere tale obiettivo una strada può essere rappresentata dal confronto degli stili educativi ricevutinelle rispettive famiglie di origine. Siamo ciò che ci è stato insegnato, per cui l’essere consapevoli dei nostri stili educativi impliciti ci dà la possibilità di confrontarci, conoscerci, di parlare e di individuare punti di disaccordo o di accordo per arrivare ad una visione comune per il benessere e la serenità dei nostri figli e per la loro crescita felice.

Tale confronto risulta oggi ancora più importante dati i numerosi cambiamenti rispetto ai ruoli del maschile e del femminile all’interno della famiglia. In passato la divisione dei ruoli era abbastanza rigida: il padre gestiva le regole e la disciplina, la madre assumeva la funzione di accudimento. Una divisione che aveva generato figure come il “padre padrone”: il padre che comanda “o con le buone o con le cattive”. Oggi si è superato questo modello, rischiando però di ricadere nell’estremo opposto, il “padre pelouche”,una figura di genitore morbida, compiacente e  incapace di dare regole. Secondo Daniele Novara, fondatore del Centro Psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti, i genitori devono costruire una nuova alleanza educativa per dare valore ad entrambe le figure genitoriali che si assumono sia i compiti di accudimento che quelli normativi, pur con pesi diversi.

I bambini hanno bisogno di sentire che c’è un disegno educativo e che questo è condiviso dagli adulti di riferimento, i quali non fanno le cose a caso ma seguono una logica. Il bambino fa riferimento al genitore per confrontarsi con gli altri. Se le risposte sono coerenti ottiene una concezione più solida e nitida, un’idea chiara di cosa è consentito e cosa non lo è.

Margherita Festa

Psicologa

 

Libri consigliati per approfondire l’argomento:

– “I no che aiutano a crescere” di Asha Phillips, Feltrinelli 1999-2010

– “Meglio dirsele, imparare a litigare bene per una vita di coppia felice” di Daniele Novara, Bur 2015

– “L’essenziale per crescere” di Daniele Novare e Silvia Calvi, Oscar Saggi 2017