L’ANGOLO DELL’ESPERTO: IL RAPPORTO CONFLITTUALE CON IL FIGLIO DI TRE ANNI E MEZZO

L’ANGOLO DELL’ESPERTO: IL RAPPORTO CONFLITTUALE CON IL FIGLIO DI TRE ANNI E MEZZO

 

Abbiamo lanciato la rubrica “L’angolo dell’esperto” e molti hanno già scritto. Ogni mese uno psicologo del Centro Capta risponderà con la propria competenza ed esperienza a una lettera di chiunque voglia confrontarsi sui temi della genitorialità. Le lettere vanno scritte a info@centrocapta.it

 

 

 

 

 

 

 

Salve. Come posso gestire o meglio rispondere nel modo migliore a mio
figlio di soli 3 anni e mezzo che mi dice per nessun motivo che sono
stupida e che devo stare zitta e che sono cattiva? Ripete le mie frase
di rimprovero
e riesce a girare e chiede che io gli dica scusa…mi trovo in una
situazione difficile oltre che ad essere incinta al settimo mese. Sarà
un suo modo per dirmi che è geloso.. Ma io vorrei rispetto ed essere
ascoltata…e invece non passo giorno senza discussione…e senza
speranza. Confido in un vostro consiglio. Grazie
M.C.

LA RISPOSTA DELL’ESPERTO

Cara M.C.,
capisco benissimo la sua frustrazione, soprattutto in un momento così delicato.
E’ probabile, come giustamente intuisce lei, che il suo bambino cerchi rassicurazione rispetto al fatto che l’avvento del fratellino/sorellina non gli porti via l’attenzione e l’importanza agli occhi della mamma. Di fatto però così ottiene, senza volerlo, un effetto indesiderato a tutti e due: la relazione tra voi  si riempie di frustrazione e rabbia reciproca, come emerge dalle sue parole. Si innesca quello che noi chiamiamo “circolo vizioso della comunicazione”: più il bimbo sente la mamma esasperata, più cerca rassicurazione, in un modo però che aumenta l’esasperazione della mamma, rendendo il bambino ancora più insicuro e così via, alimentando all’infinito un circuito a spirale, come può ben intuire.
In genere questi circoli viziosi si possono interrompere, una volta presa consapevolezza del malinteso sottostante. Nel suo caso specifico, compreso il bisogno del bambino di essere rassicurato rispetto al fatto che il nuovo arrivato non si prenda tutta l’attenzione, bisognerebbe provare dei modi per rispondere a questo bisogno alternativi a quelli proposti dal bambino. In momenti di serenità tra di voi (ovvero non quando si verificano le conflittualità di cui parla) potrebbe parlare col bambino del prossimo arrivo del fratellino/sorellina, cercando di capire cosa lui ne pensa e cosa prova, dandogli la possibilità di fare domande ed esprimere eventuali paure. Rassicurarlo esplicitamente sull’attenzione e l’importanza che continuerà ad avere agli occhi di mamma e papà. Dimostrarglielo nei fatti, dedicandogli momenti esclusivi e condividendo attività speciali predisposte per lui.
Nel suo caso specifico, e per quanto riguarda la gestione dei momenti di conflittualità, mi viene in mente un atro importantissimo e imprescindibile strumento a sua disposizione: la coerenza educativa all’interno dell’alleanza genitoriale. Quando un bambino sfida e squalifica in modo così esplicito l’autorevolezza di uno dei due genitori, la cosa più immediata ed efficace da fare è coinvolgere l’altro genitore nel dare un segnale chiaro e netto al bambino che entrambi,  in maniera unita e coerente, non approvano e non sono disposti a tollerare il comportamento del bambino. Se il bambino sente i genitori allineati ed uniti rispetto ad un ordine o a un divieto, si trova davanti ad un muro, ovvero percepisce chiaramente un limite. Avere dei limiti chiari, comprendere quali siano, è una esigenza molto forte nei bambini, soprattutto a quell’età, e spesso la manifestano proprio attuando atteggiamenti provocatori e di sfida nei confronti dell’autorità degli adulti. Noi psicologi spesso diciamo che così facendo i bambini “chiedono di avere dei limiti”.
La coerenza educativa va cercata in una modalità comune e condivisa per comunicare con il bambino e al bambino cosa i genitori si aspettano o non si aspettano da lui, quali sono i comportamenti che approvano e quelli che non approvano. Inoltre, vanno decise assieme delle modalità per reagire in modo coerente nel momento in cui si presentano i comportamenti “indesiderati”: per esempio, eventuali punizioni, che vanno dichiarate in modo preventivo al bambino. Ribadisco, ciò che veramente funziona, più del contenuto del messaggio stesso o della punizione, è l’allineamento forte dei due genitori, il fatto che il bambino senta che entrambi siete totalmente d’accordo e che uno sostiene l’altro.
Spesso al giorno d’oggi si pensa che sia giusto parlare a lungo con i bambini, ragionare con loro, dare spiegazioni e far capire il senso dei nostri comportamenti. Questo è molto giusto, però a volte ci porta a perdere di vista il bisogno dei bambini di avere anche delle regole e dei limiti chiari, decisi a priori dagli adulti per loro e posti in maniera ferma, senza troppe discussioni. Almeno fino a quando non saranno autonomi a sufficienza per comprenderli e rispettarli da soli. L’alleanza genitoriale, e tra le diverse figure educative, ha un ruolo importante nell’aiutare gli adulti a comprendere quale sia il livello di autonomia dei singoli bambini e il loro bisogno di ricevere limiti chiari.
Sperando di esserle stata d’aiuto, le faccio i miei migliori auguri, perchè tutti assieme possiate accogliere con gioia e serenità il nuovo arrivo in famiglia!
Orietta Festa